Terremoto: conoscerlo per prevenire

0
464

LECCE (Riccardo Candido, Roberto Pezzuto) – Mercoledì 13 settembre la terra trema ancora: una scossa, di magnitudo 5.3 secondo i dati del Centro Sismico Euro/Mediterraneo, si è prodotta a 10 km di profondità tra la Periferia dell’Epiro e quella della Tessaglia, nella zona centrale della Grecia. La scossa è stata avvertita anche nel Sud Italia, soprattutto nel Salento, fortunatamente senza provocare danni.

Come si può capire dai recenti dati, i terremoti sono un fenomeno costante. Molte sono le zone ad elevato rischio sismico nel nostro Paese. Secondo una serie di approfonditi studi sugli eventi sismici che hanno coinvolto la nostra penisola, almeno 24 milioni di persone vivono in regioni con accentuato rischio di terremoto. Le zone più soggette a movimenti tellurici sono le Alpi Orientali, la Sicilia e il centro Italia, in particolare l’Abruzzo.Tali eventi sono dovuti ai movimenti delle placche di cui è composta la crosta terrestre.

Negli ultimi 40 anni in Italia si sono registrati 25 terremoti devastanti, alcuni dei quali hanno raggiunto una magnitudo di 6,9, provocando migliaia di feriti e più di 5000 morti. Ma nel XXI secolo, si può ancora morire per un terremoto? Purtroppo la maggior parte dei decessi non è determinata dal sisma, ma da una serie di fattori legati alla sicurezza e soprattutto all’edilizia. Il crollo degli edifici, infatti, è al primo posto tra le cause dei decessi. Diventa, dunque, essenziale costruire strutture antisismiche nelle zone a rischio.

Il noto geologo Mario Tozzi ha affermato che “in Giappone e in California con una scossa simile a quella di Amatrice del 24 agosto 2016 c’è soltanto un po’ di spavento ma non crolla nulla” e nel corso di numerose interviste ha chiesto a gran voce la messa in opera di un’adeguata manutenzione antisismica di tutti gli edifici pubblici e privati, denunciando il fatto che l’Italia sia il paese europeo con il numero record di frane e di alluvioni. La dichiarazione dell’esperto è un atto d’accusa nei confronti del governo responsabile di non aver fatto il possibile per mettere in sicurezza il territorio nazionale. E così i disatri dovuti ai terremoti continuano ad essere definiti “una fatalità”.