Il matrimonio non è il sogno delle donne

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Rubrica “Vox Mulieribus” 

LECCE (di Sofia Martella) – Il matrimonio è senza ombra di dubbio un’istituzione patriarcale.

Questo ha origine dalle società arcaiche, dove la donna sin dalla nascita era proprietà del padre, e dunque aveva bisogno in futuro di avere accanto a sé un uomo che si occupasse di lei e fosse padrone della sua vita.

Già Esiodo nelle Opere e giorni spiega in maniera eccellente la visione della donna  nel passato attraverso il Mito di Pandora.

Secondo il mito, dopo che Prometeo rubò il fuoco alle divinità per donarlo agli uomini, Zeus lo punì incatenandolo ad un monte e ordinò ad un’aquila di divorargli il fegato ogni giorno. Per gli uomini, invece, la punizione fu la creazione della prima donna, da parte di Efesto, incaricato da Zeus. Gli uomini dovettero restituire il bene (il fuoco) con il falso bene (Pandora). Pandora è definita un falso bene per due motivi precisi: il primo è legato alla visione della donna assimilata ad un fuco che si appropria del miele prodotto dalle api. Le api, ovviamente, sono gli uomini che, lavorando, portano i soldi a casa; le donne sono i fuchi, che sottraggono i soldi senza restituirli, poiché prive di un’attività redditizia. Nell’opera infatti viene proprio esplicitato il detto “chi si fida di una donna si fida di un ladro”.

Il secondo motivo riguarda il delitto compiuto dalla donna. Infatti questa, una volta sposatasi con Epimeteo, nonostante gli avvertimenti di Zeus aprì lo scrigno che custodiva i mali del mondo.

Nell’opera, inoltre, si nota proprio come il matrimonio sia una dolorosa necessità, poiché all’uomo la donna serve solo per avere dei figli e per badare alla casa. Pertanto lei deve essere brava, buona, ubbidiente e per niente sveglia.

Da questa visione del matrimonio ci accorgiamo di come oggi sia continuo oggetto di satira, e di come le mogli (a partire dalla letteratura latina) siano quasi sempre rappresentate antipatiche, scorbutiche e brontolone.

Per di più si è sempre pensato al matrimonio come al “giorno più bello per una donna”, “il sogno di ogni ragazza” … Ma di sicuro non è per tutte così! I sogni delle donne vanno all’al di là del matrimonio: laurearsi, svolgere il lavoro da sempre sognato, suonare, ballare, cantare e qualsiasi cosa sia sinonimo di allegria.

Oggi, secondo Laurie Penny, attivista e femminista trentenne, il matrimonio è un “lavoro emozionale” poiché occorre ricordarsi delle ricorrenze e festeggiarle, gestire lo stress, restare attraenti, impedire il tracollo altrui. È un lavoro pari a quello casalingo, con cui condivide l’assoggettamento femminile.

Penny dice: “il lavoro emozionale sarebbe stato appaltato alle donne in base alla supposizione che sono fatte per occuparsi di queste faccende”. Con questa frase attinge a due libri, “All the single ladies” e “Labor of love”, che nell’ultimo periodo hanno messo davanti agli occhi di tutti la verità.

Inoltre l’afferrata femminista sostiene che una donna tra i 25 e i 30 anni, che si dichiara favorevole al matrimonio, lo fa non perché ha nel cuore un tipo di progetto di vita, dedito alla famiglia, ma perché è vittima del solito sessismo presente tutt’oggi e infanga anche le menti più acerbe.

C’è da dire anche che tra uomini e donne si pone un’ulteriore differenza: gli uomini adulti, che siano sposati o meno vengono chiamati “signori”, mentre le donne, se non sono sposate vengono chiamate “signorine”, altrimenti “signore”. Perché vi è anche questa differenza? Cosa cambia tra donne e uomini single? Anche in questo caso si tratta di mondi agli antipodi?

Di questo ci parla Chiara Sfregola nel libro “Signorina – Memorie di una ragazza sposata”, un testo che spazia dagli esordi dell’istituzione del matrimonio all’esperienza personale dell’autrice, lesbica e moglie.

Il matrimonio inoltre si manifesta molto spesso anche come strumento di oppressione, basti pensare ai matrimoni combinati, presenti ancora oggi in alcune culture.

Noi donne dobbiamo concederci una dovuta libertà, proprio come è concessa agli uomini.

Questo, naturalmente, non è un invito a non sposarsi per sembrare diverse e anticonformiste, ma un invito ad essere se stesse nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia finché morte non vi separi dalla vostra vita felice.