Dal Museo di Storia Naturale del Salento una lezione d’amore per l’ambiente

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(di Giorgia Giustizieri) – Le responsabilità della decimazione di fauna e flora, del surriscaldamento climatico e dell’inquinamento ricadono sull’uomo. La rassegnazione a verità che sembrano assodate e l’indifferenza che diventa un killer più di qualsiasi cacciatore segnano il destino del nostro pianeta. L’edizione 2018 del Living Report del Wwf ci informa su quello che appare come un vero e proprio olocausto faunistico: negli ultimi 40 anni l’attività umana ha causato la scomparsa del 60% delle specie animali. I dati forniti da numerosi studi scientifici non sembrano affatto incoraggianti.

Il primo passo per una presa di coscienza, oggi quasi del tutto assente, è smettere di relegare queste problematiche ambientali, che interessano l’umanità a livello globale, a luoghi lontani, che ci fanno sentire protetti nella nostra campana di vetro. È facile parlare degli orsi polari e dello scioglimento dei ghiacciai al Polo Nord, forse un po’ più scomodo è parlare dei numerosi cacciatori di frode, che non agiscono soltanto nella lontana Africa, ma anche nei boschi ben più vicini alle nostre realtà, o ancora della quantità di animali esotici, prima importati per essere sfoggiati come rari animali domestici e subito dopo abbandonati per le strade o “liberati” in ecosistemi che non gli appartengono.

Mentre aumenta sempre più il numero degli animali vittime dei bracconieri e decresce l’attenzione data da molti salentini a preservare la fauna del nostro territorio, gli studiosi del Museo di Storia Naturale del Salento, che sorge a Calimera, ci impartiscono un’importante lezione d’amore e di rispetto verso il nostro patrimonio naturalistico. Non si tratta di un semplice museo: quello di Calimera è prima di tutto un Osservatorio faunistico, nel quale esperti e ricercatori si prendono cura con impegno, passione, ma soprattutto con amore, della fauna selvatica locale ed esotica, in difficoltà o abbandonata, allo scopo di reintegrare gli esemplari in natura attraverso un processo di riabilitazione e recupero fisico e psicologico.

È proprio questa la parola chiave che sta al centro del percorso intrapreso dagli animali all’interno della struttura: recupero. Un team di veterinari e biologi cura gli esemplari di fauna terrestre e marina, dai numerosi volatili colpiti da proiettili dei cacciatori, alle tartarughe marine ferite dagli ami dei pescatori, spiaggiate o che hanno ingerito plastica.

Ma non solo. Dopo aver visitato il parco faunistico, ai visitatori sarà consentito di fare un vero e proprio salto temporale nell’Era Mesozoica, dove si potrà passeggiare fra le riproduzioni in scala 1:1 dei dinosauri. La mostra, ospitata nel museo dal 17 novembre 2018 al 17 febbraio scorso, è stata allestita da paleontologi e artisti sulla base delle più recenti innovazioni scientifiche.

Dal vivarium alla Butterfly House, dal reparto di astronomia, alla ricostruzione di una miniera che permetta agli spettatori di osservare il fenomeno della fluorescenza di alcuni minerali, attraverso lampade UVA-UVB all’interno del reparto di mineralogia: i percorsi offerti ai visitatori sono numerosi e dei più vari, adatti ad adulti e bambini.

L’educazione alla salvaguardia del nostro patrimonio naturalistico non ha età. Ringraziare istituzioni che si dedicano alla protezione del nostro territorio come il Museo calimerese, gestito dal 1996 dalla Cooperativa Naturalia, non basta. Ciascuno di noi dovrebbe attivarsi in prima persona e supportarne la causa: i nostri ecosistemi sono la nostra ricchezza e non bisogna dimenticarsene mai.