La giornata della memoria al Liceo Palmieri

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LECCE (di Valentina Anglani) In onore della giornata della memoria il Liceo Classico e Musicale Giuseppe Palmieri ha dato la possibilità alle classi interessate di assistere ad un incontro con il maestro Fabrizio Saccomanno, attraverso il canale YouTube. Seppur virtualmente, il maestro ha interagito con la nostra preside Loredana Di Cuonzo, particolarmente sensibile all’argomento.

Sebbene la situazione non consentisse agli studenti di intervenire, l’incontro è stato particolarmente coinvolgente. Fabrizio Saccomanno ha innanzitutto sottolineato l’impossibilità di spiegare in modo esaustivo un argomento tanto complesso e delicato, quale quello della shoah: spesso infatti si cade in errore e si pecca di presunzione, poiché si crede di conoscerlo sin troppo bene, quando addirittura non si rischia di sentirsi “stanchi” di ascoltare “sempre le stesse cose”. Ѐ ciò che accade ad esempio per il campo di concentramento in Bosnia, che è circondato da abitazioni dove le persone si sono “assuefatte” allo strazio di quella visuale.

Senz’altro l’idea di sterminio razzista non è un’idea nata da Hitler, abbiamo per questo citato il britannico Francis Galton, che ha scoperto l’unicità delle impronte digitali. Collegamento inevitabile e deplorevole con la proposta avanzata da un politico italiano di prendere le impronte digitali agli immigrati. A Galton si deve il concetto di eugenetica che persegue l’ideale di arginare razze inferiori per favorire geni sani, così che fino al 1975 le persone con malattie mentali venivano sterilizzate. Questa teoria agevolava chi aveva un patrimonio genetico “migliore”, considerando anche la povertà un carattere degenerativo. Galton si riferiva alle persone con il termine “stock”, che in tedesco si riferisce a un oggetto.

Sarà infatti proprio questa l’ideologia che dominerà durante la seconda guerra mondiale, alimentata dalla così detta “zona grigia” costituita da tutti coloro che, pur non essendo nazisti, collaborarono allo sterminio, come i delatori, che guadagnavano 2,5 lire con la consegna di un bambino, 5 per una donna e 10 per un uomo. I Nazisti tendevano ad uccidere “con le mani pulite”, ad esempio spingevano gli stessi ebrei ad accompagnarne altri nelle camere a gas. Attraverso l’esperimento Milgram si è riscontrato che la maggior parte di noi, nelle stesse condizioni, avrebbe agito allo stesso modo, sospendendo il nostro giudizio per obbedire ad un’autorità.

È proprio per questo che deve essere modificata l’educazione generale, improntata sull’obbedienza incondizionata, mentre, come affermato dalla dirigente, bisogna sapersi rapportare e distinguere le cose giuste da quelle sbagliate. Ѐ la stessa cultura che deve servire a svincolarci dagli stereotipi, studiando ad esempio come gli ebrei sono stati sin dal Medioevo vittime di “pogrom”, cioè delle epurazioni periodiche. Anche qui sorge spontaneo un paragone con l’attualità, infatti ancora oggi il razzismo viene camuffato e giustificato, considerando chi è diverso la causa delle crisi locali. Queste persecuzioni hanno portato gli ebrei a continui spostamenti e a non poter avere un lavoro stabile, a diventare mercanti, in particolare di oggetti leggeri, facilmente trasportabili  come le pietre preziose, che li hanno resi ricchi.

Lo stesso Rossmann, ebreo sopravvissuto, ha così dichiarato: “La colpa più grande di Hitler non è lo sterminio, ma di aver risvegliato il male in ognuno di noi”

Per concludere l’incontro, la nostra dirigente ci ha consigliato dei libri interessanti sull’argomento trattato, tra cui i più celebri:

  • “Se questo è un uomo”, “La tregua”, “I sommersi e i salvati” (di Primo Levi)
  • “Essere senza destino” (di Imre Kertesz)
  • “La notte” (di Elie Wiesel)
  • “L’inferno di Treblinka” (di Vasilij Grossman)
  • “La banalità del mare: Eichmann a Gerusalemme” (di Hannah Arendt)
  • “Perdonare?” (di Vladimir Jankelevitch)

E i film

  • “Schindler’s List”
  • “La vita è bella”

Il maestro Fabrizio Saccomanno ci ha salutato citando Primo Levi, con un profondo invito a continuare a mantenere in vita la memoria e a non diventare “insonorizzati” all’urlo della morte.