Cybershaming

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LECCE (di Valentina Anglani) Sono giorni ormai che sul web circola un nuovo pericolo, denominato “cibershaming”. Si tratta di gruppi malati su Telegram, social nato per la messaggistica istantanea, sui quali vengono inviate foto di ragazze, per lo più minorenni, prese senza consenso dai loro profili social. La maggior parte delle foto sono attinte da profili Instagram e in seguito a diverse denunce il primo gruppo scovato è stato immediatamente chiuso dalla polizia postale. “Stupro tua sorella 2.0” era il nome del gruppo che, poco prima di essere chiuso, aveva raggiunto i 50 mila membri che scambiavano foto pornografiche diffondendo spesso anche nomi delle ragazze o donne in questione.

Il 2 aprile 2019 è stata approvata all’unanimità la legge contro il revenge porn, per la quale chi diffonde foto o video intimi in rete senza il consenso del protagonista, può essere denunciato di molestia, diffamazione, violazione della privacy e spesso anche di istigazione al suicidio. Spesso infatti le ragazze non sono abbastanza forti da denunciare e le conseguenze diventano tragiche.

Nonostante la chiusura di questo primo gruppo ne sono stati creati molti altri, grazie all’anonimato degli amministratori garantito da Telegram. Oltre a foto intime vengono condivise anche foto normalissime, che vengono commentate con frasi volgari e incitamenti alla violenza e all’omicidio delle donne.

Leggere quei commenti fa accapponare la pelle e ci si chiede come sia possibile che ancora oggi, in un’epoca in cui l’uomo si sente la specie più evoluta, in grado di dominare il mondo, ci sia ancora davvero troppa gente che considera le donne solo come uno strumento del piacere, come un oggetto da picchiare e violentare. Ci sono moltissime donne e fortunatamente anche uomini che stanno lottando per sconfiggere quest’ennesima dimostrazione della cattiveria umana. Spesso i consigli che vengono dati alle ragazze sono di non vestirsi troppo scollate o di non postare proprie foto, mentre dovrebbero essere incitate a continuare a lottare, come hanno fatto in passato altre donne per ottenere i diritti che ora abbiamo.

Perché essere donna non significa doversi nascondere per paura di poter risvegliare in un maniaco istinti primitivi, essere donna significa avere la forza di denunciare e andare avanti. Così come essere uomo non significa mostrare la propria forza fisica e prepotenza attraverso commenti dispregiativi o atti di violenza nei confronti di una donna, ma starle accanto e supportarla.