LECCE (di Sofia Martella) – Avete mai notato, passando davanti alla questura di Lecce, la presenza sulla facciata di questa struttura della famigerata frase divenuta slogan del fascismo?
“Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato.”
Ebbene sì, ancora oggi, questo motto campeggia fiero su uno dei luoghi della giustizia italiana.
Pronunciata per la prima volta nel discorso per il terzo anniversario della marcia su Roma (Milano – 28 ottobre 1925) dal duce Benito Mussolini, è entrata nelle menti degli italiani con la forza che i fascisti erano soliti usare. Fascisti che hanno creato un concetto di Stato privo del vero significato che esso ha in sé, non permettendo agli individui di esserne parte e, di conseguenza, spogliandoli della loro identità. Le parole del teorico fascista Alfredo Rocco spiegano in cosa consistesse, precisamente, il germe fascista:
L’individuo non può, secondo la concezione fascista, essere considerato come il fine della società, essendone solo il mezzo. La società deve utilizzare gli individui come mezzi e tutta la vita sociale consiste nel fare dell’individuo lo strumento dei suoi fini. Da ciò la conseguenza che, per il fascismo, il problema fondamentale non è quello della difesa dei diritti degli individui o delle classi sociali, ma solo il problema di garantire il diritto dello Stato, al quale corrisponde il dovere dell’individuo”
Il Fascismo ha portato all’Italia solo dolore e regresso, creando una società chiusa nella quale più che un sentimento nazionalistico, vi è un conservatorismo radicale, nato esclusivamente dagli interessi propri di chi faceva parte del regime.
Il mito secondo il quale Mussolini sia stato un bene per il nostro Paese rimane tale, perché nella realtà dei fatti ha ostacolato ogni tentativo di rinascita sociale ed individuale, impedendo così alla nostra terra di crescere e migliorarsi.
“Dobbiamo impedire a questo cervello di pensare.”
Era questo ciò che avrebbe voluto il duce, silenziando con la morte tutti coloro che, come Antonio Gramsci, hanno combattuto contro questa bestia, permettendo a tutti noi di PENSARE LIBERAMENTE.
Immaginatevi oggi senza il diritto di riunione, di sciopero, di stampa, di pensiero, di parola e ancor di più senza il diritto di scegliere come vivere, perché il fascismo entrava nelle case delle famiglie, stabilendo persino il numero di figli da procreare. E lo faceva sol perché amava la forza lavoro futura, in quanto era tutto rigorosamente per lo Stato.
Dunque, quella frase che si trova ancora lì, su quella facciata, è un affronto non solo a tutte quelle vite perse per la resistenza, ma anche alla nostra Costituzione e a noi cittadini, individui schiavi di nessuno.
Solo chi ignora la storia può apprezzare la bestia del fascismo.