L’Uomo e la sua continua corsa

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LECCE- (di Miriam Pastore)- A chi non è capitato in questo periodo di vedere esposti nelle vetrine gli addobbi natalizi, o vedere in televisione pubblicità con accanto un albero di natale, sebbene ancora si registrino ancora temperature estive? Nell’epoca del capitalismo e della terza rivoluzione industriale l’uomo ha iniziato a “correre”, ovvero a non godersi più il momento ma a pensare continuamente al futuro. Ma non ad un futuro positivo, bensì ad uno consumistico, in cui ognuno deve essere il primo a raggiungere l’ultimo modello di un certo prodotto.

Anche il Natale non ha più il valore spirituale di una volta, ma è diventato per lo più una corsa ai regali; anni fa, infatti, le prime pubblicità arrivavano alla fine di novembre, mentre ora già a settembre le possiamo vedere, innescandoci dentro dei sentimenti di paura e ansia. Più l’Uomo corre, più si sente vuoto, e cerca di colmare questa vacuità con beni materiali. E si crea, quindi, un circolo vizioso. Con le nuove tecnologie la vita ha subito una nuova accelerazione, attraverso i social o, meglio, attraverso gli influencer che ci dicono cosa fare, cosa mangiare, che prodotti utilizzare e come vestirci.

Ma questa “corsa” la possiamo pure attribuire alla Scienza, infatti l’uomo cerca di trovare sempre modi per poter vivere meglio attraverso nuove invenzioni, ad esempio con la rinata smania di sbarcare su Marte o la creazione di robot per facilitare alcune azioni che svolgiamo quotidianamente.

Fin da bambini la società ci induce a pensare al futuro con la fatidica domanda: “Che cosa vuoi fare da grande?”. Da piccoli non ce ne accorgiamo ma, pian piano, durante l’adolescenza, ci sentiamo oppressi e cerchiamo di scappare da questa realtà. Abbiamo paura, cadiamo in preda all’ansia e ci chiediamo continuamente cosa accadrà tra vent’anni, tra qualche giorno, tra dieci minuti.

Ma questo continuo timore non riguarda solo gli adolescenti; infatti tra i venti e i trent’anni si cercano di realizzare quei sogni che avevamo da piccoli, come trovare il lavoro che ci appassiona o farci una famiglia. Tra i quaranta e i cinquant’anni, invece si cerca di mantenere quella famiglia e quel lavoro tanto desiderati, pensando alla pensione; infine dai sessant’anni in poi in genere si comincia a pensare all’ineluttabile morte.

Quindi l’uomo passa la sua vita a pensare al futuro, correndo ogni momento, non godendosi quell’attimo fuggente che invece rende speciale un semplice istante. Ecco allora che mi chiedo questa continua corsa dove porti. Dove si vuol andare a finire? Io non ho le risposte a queste domande e credo che nessuno le abbia; l’unica cosa che l’uomo può fare per vivere più in sintonia con se stesso e con l’universo che lo circonda è imparare a dare valore ad ogni singolo istante…