Gli assorbenti: un bene di lusso

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Rubrica “Vox Mulieribus” 

LECCE (di Sofia Martella) – Per le donne, ormai, anche il ciclo mestruale è diventato qualcosa che “dovrebbe essere evitato”. Considerato per molto tempo oggetto di scandalo da nascondere e di cui vergognarsi, il presunto problema del ciclo mestruale continua ad affliggere la condizione, già esasperata, della donna.

Come se non bastasse, il cruccio in questione è ritenuto anche un lusso. Gli assorbenti infatti in Italia, diversamente da quanto accade in altri paesi, sono coperti da un costo di IVA, pari al 22%, esageratamente alto, poiché sono prodotti di prima necessità che dovrebbero rientrare nella categoria di articoli igienico-sanitari.

 

 

 

 

La deputata Laura Boldrini, sempre pronta a difendere le donne, si è apertamente dichiarata contraria a questa tassazione così elevata, sostenendo la necessità di una riduzione al 10% o al 5% dell’IVA sugli assorbenti.

 

La famigerata TamponTax, confutata anche dal Movimento 5 stelle, provoca disappunto in molti, tra cui soprattutto donne, che si trovano a dover pagare più del dovuto qualcosa che spetta di diritto e non usata per capriccio o svago.

Sfortunatamente però è accaduto un fatto che ha dell’assurdo. A Collepasso, in provincia di Lecce, ad Alessia, una ragazza di 22 anni, è stato proibito di acquistare due pacchi di assorbenti in un supermercato, poiché erano passate le 18.00. infatti secondo il Dpcm, dopo quell’orario si possono acquistare solo ed esclusivamente beni di prima necessità. La donna ha prontamente denunciato il torto subito con un post su Facebook, suscitando molto scalpore.

C’è ovviamente da chiedersi, come mai gli assorbenti non siano ritenuti un bene di prima necessità. Il buonsenso direbbe che dovrebbero rientrare nella categoria degli articoli igienico-sanitari, ma l’IVA non sarebbe d’accordo.

È inutile accusare la ragazza dicendo che avrebbe potuto comprarli prima, perché possono esserci una serie di motivazioni dietro e non “la solita irresponsabilità”.                              Dunque il problema non è il ciclo, ma la considerazione che si ha di esso… “un bene di lusso”.