George Floyd, ennesima vittima della “giustizia”

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LECCE (di Valentina Anglani) Il 27 maggio sui social è stato condiviso un terribile video che ritraeva l’afroamericano di 46 anni George Floyd, che, dopo essere stato ammanettato da un poliziotto, viene sdraiato sull’asfalto con il ginocchio dell’agente premuto sul collo per quasi dieci minuti; altri tre poliziotti assistono alla scena indifferenti e sordi alle varie suppliche dell’uomo che non riusciva a respirare. L’uomo è morto poco dopo in ospedale.

Questo episodio avvenuto a Minneapolis, negli Stati Uniti, ha scatenato grandi manifestazioni dei cittadini, stanchi dell’abuso di potere e dei numerosissimi episodi di razzismo che continuano a provocare vittime innocenti, appoggiati anche da altri manifestanti in Florida e a New York. Inizialmente i cittadini si sono limitati a chiedere giustizia per George pacificamente intorno al distretto di polizia dove erano impiegati i quattro poliziotti subito licenziati. Lo stesso capo della polizia afroamericano infatti si è dichiarato disgustato dalla vicenda. Altri manifestanti hanno invece reagito incendiando e distruggendo i negozi vicino l’abitazione del procuratore che si sta occupando di questo caso e qualcuno ha anche lasciato la scritta “killer” sul garage del poliziotto incriminato.

Queste sommosse sono state incrementate maggiormente da una prima autopsia da cui è emerso che la morte non è stata causata da asfissia o strangolamento: l’essere stato bloccato dalla polizia, dunque, ha solo contribuito alla morte dell’uomo insieme ad altre patologie pregresse e a probabili sostanze intossicanti già presenti nel corpo. I parenti della vittima hanno reagito con grande sfiducia, richiedendo un’autopsia indipendente che non venga dalle autorità di Minneapolis.

Intanto il poliziotto è stato condannato di omicidio colposo di terzo grado, ma ormai la rivolta non si ferma, nonostante i tentativi della polizia di rispondere con lacrimogeni, schiumogeni e proiettili di gomma. Così l’ingiusta morte di George Floyd è stata l’ennesima di una seria troppo lunga di vittime delle autorità statunitensi che ha indotto i cittadini a rivolte tanto estreme da provocare la morte di altri uomini innocenti travolti dalla confusione.