Dante censurato

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LECCE (di Filippo Nuzzoli) Nel mese del VII centenario della morte del “sommo Poeta”, Gherush92, un’organizzazione non governativa per i diritti umani, ha chiesto, assieme ad alcuni membri del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, di abolire la “Divina Commedia” dai progetti scolastici.

Il motivo? A loro dire Dante sarebbe islamofobo per i suoi versi su Maometto, al punto che sono costati alla ‘Commedia’ la censura in alcuni paesi islamici, dove il canto XXVIII dell’Inferno è stato eliminato dalle traduzioni o la circolazione del poema è proibita”.

Un dannato, squarciato dal mento all’ano e con le viscere pendenti, dice di essere Maometto, le orribili ferite sono provocate dalla spada di un diavolo.

“In realtà – afferma l’italianista Raffaele Donnarumma dell’Università di Pisa – il rapporto tra Dante e l’Islam è più sottile e complesso. Nel Limbo, fra gli spiriti sapienti e tra gli eroi greci e latini, troviamo anche Saladino che aveva fama di re nobile e giusto, ma che era pur sempre un nemico che aveva sconfitto i crociati; e poi anche Avicenna e Averroè, a cui Dante riconosce la diffusione del pensiero e delle opere di Aristotele in Occidente”.

Ѐ riconosciuto infatti che il pensiero di Dante ha molti punti di contatto proprio con la tradizione islamica. Già nel 1919 l’arabista spagnolo Don Miguel Asìn De Palacios pubblicò uno studio dal titolo “La escatolgia musulmana en la Divina Comedia” in cui si faceva aperto riferimento al fatto che il viaggio nell’aldilà si ritrova da più parti nella cultura islamica (dalle tradizioni profetiche fino alle opere di Avicenna) e al fatto che Dante, in un modo o nell’altro, potesse essere a conoscenza di queste tradizioni.

Il fatto che Dante prima ponga Averroè fra gli spiriti magni del Limbo (Inf. IV 144), poi che respinga esplicitamente la tesi averroista dell’intelletto possibile separato dall’anima (Purg. XXV 63-66), ha reso il problema del rapporto con l’averroismo una delle questioni più interessanti della critica dantesca.