Clownterapia: quando un sorriso è la miglior medicina

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LECCE (di Sofia Martella) – La clownterapia, detta anche terapia del sorriso, è una “terapia medica alternativa” che, utilizzando tecniche clowniere in ambito sanitario, alleggerisce il ricovero del paziente e ne facilita la guarigione. Viene esercitata da persone appartenenti ad enti privati (associazioni, cooperative, fondazioni…) che scelgono la simpatica figura del clown per relazionarsi con persone ospedalizzate o in difficoltà.

Queste persone hanno alle loro spalle una preparazione adeguata in ambito socio-sanitario unita ad una formazione che spazia dalle tecniche d’improvvisazioni teatrale, all’arte del clown e alla micro-prestidigitazione (arte e attività del prestigiatore). Il loro lavoro è rivolto alle comunità dei luoghi di cura e specialmente ai bambini ricoverati in strutture ospedaliere, ma anche a case di riposo, case famiglia, orfanotrofi, centri di accoglienza per allievare lo stato d’ansia e sofferenza dei soggetti in questione.

Una clownterapia “ante litteram” venne applicata da Angelo Paoli (1642-1720) un sacerdote carmelitano che si travestiva da buffone e si truccava per far sorridere i malati. In Italia venne beatificato nel 2010.

I primi clown-dottori apparvero intorno agli anni ’80 negli ospedali di New York. Il giornalista americano Norman Cousins fu tra i primi a testimoniare come fosse possibile guarire grazie a fattori positivi. Nel 1979 si ammalò di una grave malattia che lo costrinse a stare in un letto d’ospedale, tra atroci dolori e una prognosi di pochi mesi di vita. Norman aveva però sentito parlare degli effetti terapeutici del buonumore e delle potenzialità antinfiammatorie della vitamina C sull’organismo. Decise quindi di curarsi in maniera insolita: tre, quattro ore di film comici e 25 grammi di vitamina C al giorno. Smentendo tutte le aspettative, guarì nell’arco di un anno.

L’invenzione della terapia del sorriso è, però, erroneamente attribuita al medico Hunter Adams, conosciuto come Patch Adams. Portando allegria ai bambini ricoverati negli ospedali, fu lui a fare dell’amore e del sorriso strumenti indispensabili alla medicina. Lui infatti affermava: “Quando si cura la malattia si può vincere o perdere, quando si cura la persona si vince sempre”. A lui fu dedicato un film tragicomico semi-biografico nel 1998, dove ad interpretarlo era l’omonimo attore Robin Williams.

Era il 1986 quando il clown professionista Michael Christensen fondò a New York, insieme al collega Paul Binder, “The Clown Care Unit”, la prima unità speciale di clown-dottori. Un clown-dottore è un operatore formato per applicare le conoscenze della Gelotologia (disciplina che studia il fenomeno del ridere) e della Psiconeuroendocrinoimmunologia (scienza che studia le interazioni tra i sistemi nervoso centrale, endocrino e immunitario) nei contesti del disagio.

Questi lavora in coppia con un altro dottore tramite le arti clowniere per migliorare la situazione di malessere in cui vivono le persone. Il clown trasforma il reparto ospedaliero in un ambiente magico, in cui la risata si fa strumento di gioia e sicurezza, incoraggiandolo al dialogo ed instaurare legami. Inoltre, prova a stabilire con le persone i pazienti un rapporto di fiducia e confidenza capace di far dimenticare la quotidianità della vita ospedaliera.

La formazione del clown-dottore si può definire multidisciplinare: oltre alle classiche arti del clown, l’operatore riceve una formazione in discipline umanistiche (Psicologia, Pedagogia, Sociologia dei luoghi di cura ed altro). I clown dottori lavorano in coppia, indossano un camice colorato e un trucco leggero. I medici che scelgono di perseguire questo tipo di terapia, operano in stretto contatto con l’equipe ospedaliera.

È stata scelta proprio la figura del clown perché ridere fa davvero bene alla salute. Provoca, infatti, diversi benefici sull’organismo, come: rilassamento del corpo, rafforzamento del sistema umanitario, azione sul sistema respiratorio, riduzione della percezione del dolore, miglioramento della percezione del sangue e della pressione arteriosa, riduzione dello stress e dell’ansia.

Sono migliaia i volontari che nel nostro Paese trascorrono il loro tempo prendendosi cura dei pazienti ospedalieri, spesso bambini, regalandogli un sorriso e un momento di svago. Ma non sono solo gli ospedali ad usufruire della terapia del sorriso, bensì centri di cura e riabilitazione per anziani, centri dedicati ai diversamente abili, carceri, hospice e anche all’estero.

Nel Salento la clownterapia è arrivata grazie al cappellano dell’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, don Gianni Mattia (ex palmierino anche lui) che, nel 2001, ha fondato l’associazione “Cuori e mani aperte verso chi soffre”, una Onlus che si impegna a portare sostegno morale e aiuto concreto a coloro che vivono quotidianamente il dolore, la sofferenza e la malattia.