Camera della rabbia

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LECCE (di Francesca Alfieri) La camera della rabbia è un luogo fisico dove le persone possono sfogarsi attraverso la distruzione di tutto ciò che trovano al suo interno.

Le prime “rage room” sono nate nel 2008 a Tokyo ed erano dedicate agli imprenditori provati dalla crisi economica. Presto si sono diffuse negli Stati Uniti e più recentemente anche nel resto del mondo. Si possono trovare anche in alcune città italiane come Milano, Torino, Bologna, Roma, Napoli e Forlì.

L’unico requisito per avere accesso a tali stanze è la capacità di intendere e di volere. Inoltre per via della potenziale pericolosità del contesto, bisogna firmare un’apposita manleva. Obbligatoriamente il furibondo deve indossare delle protezioni fornite dallo staff, quali casco integrale, ginocchiere, parastinchi e scarpe antinfortunistiche. Non ci sono tuttavia regole riguardanti le modalità di devastazione ed è consentito entrare in coppia.

Gli oggetti e le armi, se non si vuole procedere a mani nude, sono scelti direttamente dal fruitore, che ha la possibilità di decidere anche la colonna sonora. Come si può immaginare, i generi prediletti sono rock e metal. Fra le cose da frantumare o danneggiare più richieste abbiamo piatti e bicchieri (ormai evergreen), quadri, lampadari, elettrodomestici, mobili, televisori, barili in metallo, angurie e meloni. Pertanto molti proprietari delle rage room, al fine di evitare sprechi, stringono accordi con ditte di traslochi o addette allo smaltimento di rifiuti.

Il costo della sessione è proporzionale alla quantità e alla qualità degli oggetti da distruggere e alla durata dello sfogo.

La stanza della rabbia permette di liberarsi da stress, nervosismi, frustrazioni, frenesie, ansie e paure, ma la sensazione rischia di essere solo momentanea. Alcuni psicologi addirittura la sconsigliano, poiché temono possa portare alla dipendenza. Dal momento in cui la mente umana controlla a fatica rabbia e violenza, il soggetto potrebbe diventare molto aggressivo.