PASOLINI, IL POETA CORSARO

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LECCE (di Stella Schito – III B) – Il giorno 27 ottobre 2018 nell’Aula Magna del Liceo Giuseppe Palmieri è stata presentata la biografia critica di Rossano Astremo, “Pier Paolo Pasolini, il poeta corsaro , edita da  La Nuova Frontiera.

Il libro di questo giovane scrittore ha come obiettivo quello di divulgare e rendere fruibile il pensiero e la poetica di un autore spesso tralasciato nei programmi scolastici. Attraverso il modulo della biografia critica porta il lettore in un viaggio attraverso i luoghi e la vita di Pier Paolo Pasolini, dalla campagna friulana alla borgata romana.

Lo stesso incontro con l’autore ha ricalcato questa tendenza itinerante, le barriere che solitamente si erigono tra pubblico ed esperti sono crollate, permettendo agli studenti, attraverso domande allo scrittore, di capitanare il viaggio attraverso i vari argomenti trattati nel libro e i vari spunti di riflessione che gli scritti di Pasolini offrono. Inoltre, grazie alla presenza della sceneggiatrice e giornalista Antonella Gaeta, è stata possibile la visione critica del mediometraggio “la Ricotta” dal film Ro.Go.PA.G. e una successiva analisi.

Con questo nuovo metodo interattivo si è riusciti, oltre che a tenere un livello di attenzione sempre alto, a suscitare un reale interesse, facendo cadere molti dei pregiudizi che le nuove generazioni hanno verso la produzione cinematografica del Novecento.

Ma come mai, a quasi un secolo di distanza dalla sua nascita, è ancora così importante la figura di Pasolini?

Tuttora, giornalisti e studiosi riprendono l’eredità pasoliniana, come afferma Rosano Astremo “A oltre quarant’anni dalla sua morte, i giornali e non solo continuano ad occuparsi di lui. Il ritmo delle citazioni non sembra cessare. E‛ il sintomo di una presenza postuma difficile da spiegare”[1] questa è la riprova della forte influenza del poeta, sia nel secolo scorso che in questo.

Ma nonostante l’importanza di questa figura di intellettuale e il ruolo significativo che egli ricopre in questo secolo, i suoi contemporanei non furono così clementi.

Non sarebbe immotivato affermare che Pasolini sia stato un “martire” del Novecento, non solo per la crudeltà del suo assassinio, o per il mistero da esso generato che – come afferma Stremo – “resta uno dei grandi nodi irrisolti del nostro Paese”, ma soprattutto per la feroce “Damnatio memoriae” avvenuta da parte dei media dopo la sua morte.

Di certo, con uno sguardo moderno, questo accanimento mediatico è sospetto, risulta palese come in questa situazione la spiegazione sia una sola: Pier Paolo Pasolini era un intellettuale troppo scomodo e la sua denuncia doveva essere screditata.

“Bench’io sappia che oblio/ preme chi troppo all’età propria increbbe”[2], le parole di Giacomo Leopardi esprimono perfettamente qual era l’intenzione dei media; anche se in questo caso non si tratta propriamente di oblio, ma del tentativo da parte del “Potere”,bcome lo definisce lo stesso Pasolini, di screditare la persona per obliare il suo pensiero.

Proprio per questo motivo è necessario leggere gli scritti di Pasolini, per conoscere realmente la situazione politica e sociale del Novecento analizzata senza falsi buonismi o preconcetti e soprattutto per conoscere le cause del nostro stato e dei fenomeni attuali che lo scrittore tramite la sua critica, a dir poco “profetica”, aveva analizzato e denunciato.

Noi nuove generazioni siamo figlie di quella cultura individualistica, consumistica e televisiva descritta dal poeta.

Pasolini afferma che, al contrario dell’ideologia fascista che aveva ottenuto il consenso solo a parole di contadini e sottoproletari, l’avvento televisivo era riuscito ad ottenere un consenso totale ed incondizionato di tutte le classi ai modelli del Centro. Egli stesso scrive in un articolo pubblicato per il «Corriere della sera» il giorno 9 dicembre 1973 “ L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la «tolleranza» dell’ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana”[3] Quali sono quindi i risultati di questa repressione?

In primo luogo una società omologata a tal punto da provocare la perdita di qualsivoglia ideologia, l’assopirsi delle lotte di classe e l’asservimento della specificità dell’individuo ad un modello comune prodotto dagli stessi media.

Un esempio lampante della scomparsa di una coscienza individuale in questo ventennio è data dagli accadimenti recenti. Persino la ritrosia naturale delle nascenti generazioni rispetto a quella dei “Padri” sempre lampante nel decorso storico, sparisce. Personaggi televisivi di spicco, giornalisti e opinionisti definiscono la mia generazione, appellata “generazione Millennial”, come ignorante e vuota. Invece di ribellarci e modificare il pensiero comune, abituati come siamo a seguire sempre e incondizionatamente il pensiero massificato, non soltanto accettiamo senza remore questo giudizio, ma lo gridiamo a voce alta facendoci vanto della nostra ignoranza.

Allora è arrivato il momento di risvegliare la nostra coscienza, di aprire gli occhi sulla realtà e analizzarla con quella criticità caratteristica di Pasolini. Come fare? A questa domando risponde Rossano Stremo: “Le librerie e le biblioteche sono piene dei libri di Pasolini. Comprateli, prendeteli in prestito, scambiateveli. Forse lì potrete trovare alcune risposte alle tante domande che la vostra età vi impone. Con me ha funzionato”[4]. Posso affermare che sta funzionando anche con me… quindi perché non con tutti voi?

[1] Rossano Astremo, Pier Paolo Pasolini il poeta corsaro, Casa Editrice La Nuova Frontiera

[2] Giacomo Leopardi, La ginestra o il fiore del deserto, Canti, Casa Editrice Feltrinelli

[3] (Pier Paolo Pasolini, Scritti Corsari, Casa Editrice Garzanti)

[4] (Rossano Astremo, Pier Paolo Pasolini il poeta corsaro, Casa Editrice La Nuova Frontiera)