Noi donne, fragili come un fiore, forti come una roccia

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La donna uscì dalla costola dell’uomo,
non dai piedi per essere calpestata,
non dalla testa per essere superiore
ma dal lato, per essere uguale,
sotto il braccio per essere protetta,
accanto al cuore per essere amata.
William Shakespeare

LECCE (di Sofia Martella) – L’8 marzo si celebra la Giornata Internazionale della festa della Donna, ricorrenza nata per ricordare le lotte sociali e politiche che le donne hanno dovuto affrontare affinché la loro voce venisse ascoltata e i loro diritti fossero rispettati. Infatti, proprio grazie alle donne del passato, che hanno combattuto per la parità e per eliminare gli stereotipi di genere, oggi noi possiamo andare a scuola, lavorare, votare, essere indipendenti, essere libere esattamente come gli uomini.

La nascita di questa celebrazione è collegata a due avvenimenti storici. Il primo risale al 1911, ed è quello che per molti diede origine a questa festa. L’8 marzo di quell’anno infatti, un gruppo di operaie di un’industria tessile di New York stava scioperando da giorni contro le terribili condizioni in cui si trovavano a lavorare. Per stroncare la protesta, i proprietari dell’azienda avevano bloccato le uscite della fabbrica, impedendo alle operaie di uscire. Ad un tratto però qualcosa andò storto e scoppiò un incendio che uccise ben 134 lavoratrici. Tra queste donne c’erano molte immigrate (anche italiane) che cercavano solo di migliorare la propria condizione di vita.

Il secondo evento storico allo stesso modo dimostra l’impegno delle donne per i propri diritti e la propria libertà, ed è legato alla Rivoluzione di febbraio in Russia, durante la Prima Guerra Mondiale. Nella giornata dell’8 marzo 1917 oltre a tutti gli uomini in rivolta, anche molte operaie russe scesero in strada a protestare contro lo zar e perciò questa data viene ricordata come determinante per la storia del genere femminile.

La nascita della Giornata Internazionale della Donna ebbe in realtà una genesi molto più “ordinaria”, collegata strettamente al clima politico di inizio ‘900, quando la popolazione femminile cominciava ad organizzarsi per reclamare maggiori diritti (tra cui spiccava, in particolare, il diritto al voto fino ad allora negato ed appannaggio dei soli uomini.

Nel 1909 infatti fu il Partito Socialista Americano a lanciare l’idea di una giornata dedicata all’importanza delle donne all’interno della società, che in effetti venne celebrata il 23 febbraio di quell’anno.

La proposta travalicò i confini nazionali e venne ripresa dall’attivista Clara Zetkin nel 1910 durante la seconda Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste.

Da quel giorno ogni Paese cominciò a scegliere una data sul calendario da dedicare alla figura femminile.

Fu solo nel 1921 che si pensò ad un’unica data internazionale e probabilmente la scelta cadde sull’8 marzo per ricordare la protesta avvenuta nel 1917.

Ma come vivevano le donne prima dell’omonima festa? Il cammino delle donne verso la conquista di pari diritti è lungo e per molti versi incompleto, oltre che ricco di storiche conquiste. Eppure, in alcune società del mondo antico, la condizione femminile era più evoluta di quanto si possa credere.

Per esempio, la donna babilonese, pur sottoposta a figure maschili, aveva in alcune situazioni persino più diritti delle sue odierne discendenti. Poteva divorziare, per esempio, il marito aveva l’obbligo di rifondere alla moglie abbandonata la sua dote o altri beni e, nel caso di figli, spesso a carico della madre, anche di lasciare alla moglie la totalità del suo patrimonio. Se invece la moglie si ammalava gravemente, il marito poteva prendere una seconda moglie, ma non divorziare.

La donna etrusca poteva partecipare ai banchetti sdraiandosi sugli appositi lettini (triclini), proprio come gli uomini, occuparsi di affari pubblici, pur non potendo votare, né essere eletta, e godeva di libertà talmente ampie da scandalizzare i Greci che, invece, tenevano le proprie donne nei ginecei a tessere, filare e sovrintendere agli schiavi.

Nell’antica Roma la donna, tradizionalmente soggetta alla patria potestas del padre, dei fratelli o del marito, aveva però parità morale, sociale e giuridica (ma non politica) con l’uomo: le donne maggiorenni potevano amministrare i propri beni, assumere obblighi, possedere patrimoni e, come accadde a Ortensia, figlia dell’oratore Ortensio, esercitare la professione di avvocato. Nel 195 a.C. si formarono perfino le prime associazioni di donne ed ebbero luogo le manifestazioni in piazza ad opera di “femministeante litteram, per l’abrogazione della Lex Oppia, che vietava alle donne di indossare gioielli, vestirsi con colori sgargianti e girare in carrozza.

Guardando invece il carattere allegorico di questa ricorrenza, il simbolo madre è la mimosa. Secondo alcuni venne scelta perché nei pressi della fabbrica bruciata nel 1917 cresceva proprio un albero di mimosa. Tuttavia l’ipotesi più accreditata è di carattere più storico che simbolico. Sono state le italiane, infatti, a eleggere la mimosa “pianta delle donne”. Nel 1946, l’U.D.I. (Unione Donne Italiane) cercava un fiore che potesse celebrare la prima Festa della donna del dopoguerra. La scelta fu quasi obbligata: la mimosa è una delle poche piante a essere fiorita all’inizio di marzo, inoltre aveva il vantaggio di essere poco costosa.

Al giorno d’oggi, per fortuna, molte donne sono parte fondamentale della società, possono svolgere lavori pari a quelli degli uomini, ricevono un’istruzione adeguata e vengono per lo più rispettate. Sfortunatamente non tutte le donne in tutte le parti del mondo sono riuscite ad ottenere tali condizioni. Nei Paesi del Terzo Mondo dove il grado di sviluppo non è molto alto, le donne sono viste ancora come un “oggetto” quasi senza valore, vengono perciò maltrattate, private della loro personalità e della loro identità.

Molte donne cercano così di scappare e andare in Paesi dove possano vivere meglio, dove le condizioni di vita siano migliori, ma purtroppo, molte volte, non riescono a raggiungere il loro obiettivo. Infatti, negli ultimi anni, anche nei Paesi maggiormente sviluppati, il fenomeno sulla violenza sulle donne è aumentato. Le donne raramente si lamentano di ciò che subiscono e nella maggior parte dei casi le donne subiscono violenze molto pesanti con lesioni gravi sul loro corpo. Purtroppo, questi casi vengono nascosti per paura o con la speranza che la situazione personale possa migliorare con il passare del tempo.