L’agenda rossa

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LECCE (di Filippo Nuzzoli) “Forse, se ai misteri dell’agenda rossa, come pure le trattative tra Stato e mafia dietro le quinte di una scena occupata da una guerra più recitata che guerreggiata, si fosse dedicato un decimo dello spazio riservato alla televisione di regime al delitto di Cogne e ad altri diversivi, oggi sapremmo qualcosa in meno sul pigiama della signora Franzoni e qualcosa in più sulle origini della nostra Seconda Repubblica.”

Purtroppo, è proprio così: in tv ormai passa solo roba inutile, si parla solo di gossip e meno di realtà. Perché siamo arrivati fin qui? Pochi giorni fa il colosso WhatsApp ha annunciato che l’8 febbraio 2021 cambieranno i termini di condizione per continuare ad usare questo servizio. Cosa hanno fatto i media secondo voi? Hanno preso un articolo americano e l’hanno copiato…ehm…preso come ispirazione, per creare allarmismo in Italia.

Ma cosa dicono davvero questi termini per creare tali allarmismi? In pratica, tra i vari punti ce n’è uno particolare, quello “incriminato”, secondo il quale WhatsApp potrà comunicare i nostri dati a Facebook, cosa che esiste già da tempo, anche se mai scritta, anche perché le due piattaforme girano entrambe sotto lo stesso proprietario: Mark Zuckerberg, detto anche il colosso dei Social Network.
Adesso parliamoci seriamente, molti di noi non hanno mai letto i termini di condizione di moltissime app o siti web, dove potrebbe stare il problema? E se vogliamo davvero dirla tutta, in Europa esiste una legge, il GDPR del 25 maggio 2018, ovvero la legge che regola la protezione dei dati personali degli utenti europei online, quindi non ci sono pericoli. E se davvero ci fossero dei pericoli, ci sarebbero solo negli Stati Uniti dove appunto è stato scritto l’articolo e c’è realmente il problema della protezione dei dati personali. Inoltre, se vogliamo continuare a confutare questo messaggio che passano i media italiani, si potrebbe dire che i messaggi di WhatsApp sono protetti da una rete criptografica “end-to-end”: in poche parole la rete end-to-end cripta i messaggi che una persona scambia con un’altra così da creare due chiavi di accesso per leggere i messaggi, una per ciascun soggetto, quindi anche se ci fosse un furto di dati sarebbe impossibile leggerli. Alla fine di questo articolo, passato sui più “famosi giornali Italiani”, si consiglia anche di trasferirsi ad app come Telegram o Signal, molto meno conosciute, soprattutto la seconda, per un semplice motivo: sono più sicure a livello di protezione dei dati. A causa di questo articolo, WhatsApp è crollato tantissimo come numero di download e Telegram è cresciuto moltissimo, di circa 400 milioni di utenti nelle ultime due settimane nel mondo e circa di 4 milioni in Italia, tutto questo per un problema inesistente. Tutto ciò crea vari disagi, per esempio ad aziende che lo usavano come Social principale o anche ad utenti che devono riabituarsi a tutt’altro sistema e modo di utilizzo, ripeto per un problema inesistente. Il problema vero non sono i termini di WhatsApp, perché sul web abbiamo accettato o fatto moltissime cose più pericolose o a volte anche illegali senza neanche saperlo.

In conclusione noi siamo le pedine di qualche giornalista che, per fare un articolo un po’ più “virale”, usa la nostra non conoscenza dell’argomento per guadagnare un po’ di più. È lo stesso concetto che regge la mafia: meno conosci, più sei manipolabile. Così come per molte settimane, successive al delitto di Cogne, gli Italiani hanno parlato di tanti particolari di quella triste vicenda senza saperne nulla complessivamente. In questo libro Marco Travaglio ci aiuta a squarciare quel velo sottile che impedisce di vedere la realtà che pure spesso abbiamo davanti agli occhi, con frasi semplici ma profondamente taglienti, che colpiscono l’animo del lettore proprio per la loro evidente coerenza. Adesso ovviamente non voglio dire che WhatsApp o la Stampa in generale si comportino come la Mafia giocando sulla nostra ignoranza delle cose, il mio è un invito ad informarsi e ragionare con la propria testa!