“La foresta urbana”: il Parco delle cave

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LECCE – Da discarica a parco, la metamorfosi delle ex cave di Marco Vito di Lecce (circa 300.000 metri quadri di cave di tufo) è un esempio di collaborazione da parte dell’uomo con la natura al fine di ritrovare e riqualificare uno spazio rimasto in oblio per decenni. Le cave, sconosciute per la maggior parte di leccesi e sancesariani, si trovano, per l’appunto, sulla strada che collega il capoluogo con San Cesario, alle spalle della stazione ferroviaria. Per anni questo grande spazio è stato trascurato, vandalizzato e trasformato in una vera e propria discarica a cielo aperto. Inoltre, le costruzioni presenti all’interno del sito sono state utilizzate a lungo anche come dimora per i senza tetto.

Grazie ai Fondi europei dello sviluppo regionale (PO FESR 2007/2013), che hanno assegnato la cifra necessaria per bonifica, riqualificazione e restauro della ex Masseria “Tagliatelle”, dal 2008 grazie alla definitiva decisione del sindaco Paolo Perrone ha avuto inizio una lenta ma profonda metamorfosi del luogo verso quello che ormai è il quasi definitivo Parco delle cave. L’architetto portoghese Alvaro Siza, con l’aiuto di altri importanti architetti, sta supervisionando alla costruzione di questo nuovo e suggestivo spazio verde leccese.

All’interno della struttura si trova la già citata Masseria Tagliatelle, un importante punto da cui iniziare la visita del parco, poiché da lì si può avere accesso al Ninfeo delle Fate, dedicato alle mitologiche figure dell’epoca greco-romana; inoltre, si potrà anche avere una meravigliosa vista panoramica sull’intera zona. Inoltre, per concedere la stessa vista anche ad anziani e persone diversamente abili, Siza ha progettato un apposito ascensore.

La Masseria, risalente al XVI secolo, avrà come scopo diventare un luogo adatto agli studenti per poter dedicarsi ai loro hobby e anche allo studio. Proprio per questa esigenza si sta lavorando per la realizzazione della “Casa del parco”, in cui studenti universitari locali e non, potranno sostare una notte o più. Oltre a questo potenziale utilizzo del livello superiore della costruzione all’entrata, divisa da una piccola piazza, vi è un edificio nel cui interno si svolgeranno varie attività come mostre e conferenze. Lo spazio esterno invece grazie alla sua conformazione è perfetta per concerti di vario tipo.

Oltre a queste costruzioni in cui svolgere diverse attività, si ha la possibilità di visitare lo stesso Ninfeo delle Fate quasi perfettamente restaurato dopo anni di abbandono. Nel complesso è poi presente una armoniosa fusione fra elementi moderni e reperti antichi che vengono risaltati da un’apposita architettura.

Il parco si sviluppa in un centinaio di metri quadrati, in cui vi è una pista percorribile lungo la quale passeggiare o svolgere attività ginniche, mentre tutt’intorno sorgerà un orto botanico con lo scopo di rivitalizzare la flora indigena con conseguente aumento della fauna.

Andando a visitare in via del tutto eccezionale il parco con i lavori in corso, abbiamo avuto l’occasione di incontrare uno degli architetti che si stanno impegnando nel progetto, il professore Corrado Cazzato:

Architetto, quando si è avuta l’idea per la realizzazione di questo progetto?

“Ci siamo trovati di fronte ad un rudere, in un luogo di grandissima potenzialità urbanistica e architettonica. Qualche anima sensibile della politica ha ritenuto che lo spazio potesse essere recuperato e rendere in questo modo più vivibile una zona della città”.

Quale può essere l’utilità del parco?

“Questi sono spazi in cui si potranno svolgere attività sportive e ricreative; inoltre, vi è un’interesse anche dell’Università per recuperare questa zona anche dal punto di vista botanico”.

Entro quando pensa saranno ultimati i lavori?

“Siamo prossimi alla chiusura, manca soltanto l’ultima tranche da Bruxelles per concludere. La nostra intenzione è quella di terminare entro aprile o maggio prossimi ma, come si può vedere, è ormai quasi tutto pronto”.

Durante i lavori ci sono state complicazioni? Se sì, di quale tipo?

“Certo, problemi serissimi, poiché un conto è fare il progetto, un altro è dirigere i lavori, perché finché non inizi a scavare non ti rendi conto delle problematiche o comunque delle sorprese che si possono trovare. Ad esempio, un problema è stato il consolidamento del banco calcareo sottostante la masseria”.

Secondo Lei, dal punto di vista della frequenza, quanto può incidere la lontananza del parco dal centro della città?

“Ci stiamo impegnando per recuperare una viabilità fino ad oggi mancante anche grazie alla costruzione del ponte che collegherà Via del Ninfeo con Viale Quarta. Dopodiché, sarà compito della Sgm rendere possibile il raggiungimento di questo luogo. Fermo restando che anche a piedi dalla stazione ci si potrà arrivare agevolmente”.

Articolo realizzato dagli alunni Brian Ademi, Silvia Mazzeo e Roberto Pisanò del Liceo Classico Musicale “G. Palmieri” nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro previsto dalla legge 107/2015