Epaminonda Valentino, un’importante figura salentina del Risorgimento

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LECCE – Epaminonda Valentino fu un fiero ”cospiratore” che faceva la spola tra Napoli e Gallipoli, dove riceveva istruzioni da Giuseppe Mazzini, il quale guidava il movimento da lui fondato la ”Giovine Italia”. Aveva diffuso quelle idee rivoluzionarie nella provincia di Lecce e, proprio da Gallipoli, capeggiava l’organizzazione che mirava a destituire il potere dei Borboni.

Nasce a Napoli il 3 aprile del 1810 dal padre Vito, consigliere di Intendenza di Napoli e da Maria Cristina Chiarizia; i famigliari della madre parteciparono ai sommovimenti che precedettero la Repubblica Partenopea del 1799. Si trasferirono a Gallipoli per motivi lavorativi. Crebbe in una famiglia di idee liberali, frequentò le migliori scuole napoletane e salentine e fu allievo dei migliori educatori dell’epoca che contribuirono a fortificare le sue idee repubblicane. Da giovane entra a far parte dei movimenti settari napoletani.

Probabilmente si iscrisse alla setta carbonara gallipolina L‘Utica del salento, capeggiata dai fratelli de Pace, che era in contrasto con l’Asilo dell’onestà, più attivista e intrasingente, i cui membri si macchiarono di omicidi nei confronti dei ”calderali” (fedeli del sovrano). Frequentando la setta, ebbe la possibilità di conoscere Rosa de Pace, con la quale stabilì sin dal 1830 una relazione sentimentale segreta visto che aveva 15 anni. Pochi anni dopo (1836) andorono a vivere insieme poichè rimase incinta. Nel settembre dello stesso anno nacque il figlio Francesco. Nel 1841 nacque la secondogenita Laura.

Durante gli anni ’30\’40  sia per motivi lavorativi, sia per la sua intensa attività politica,  la coppia si trasferisce spesso da Napoli a Gallipoli. Epaminoda rischia più volte l’arresto dalla gendarmeria borbonica poichè tesseva relazioni tra i repubblicani salentini e napoletani ed era in possesso di documenti compromettenti. Si iscrisse alla ”Giovine Italia” napoletana, diventandone  un personaggio di spicco. In questa opera di tessitura politica fu aiutato dalla cognata Antonietta, che salirà alla ribalta della cronaca per via  della sua intraprendenza durante la sommossa napoletana del 15 maggio 1848, in occasione del processo contro di lei intentato nel quale si salvò per un verdetto ”pari”.

Antonietta ed Epaminonda formarono un binomio importantissimo nella lotta antiborbonica, ogni operazione politica era vagliata dai due. Epaminonda fu proposto più volte come primo cittadino, nella prima occasione la candidatura fu rifiutata categoricamente dall’Intendente cittadino, ma nuovamente indicato dal Decurionato gallipolino. Nella seconda occasione Valentino, convinto di essere rifiutato, manda all’Intendentendente una lettera dove esplica le ragioni della rinuncia addebitandole ai suoi numerosi impegni e problemi di salute.

Nel 1848 dopo la concessione della Costituzione da parte del re Ferdinando II, Epaminonda e Antonietta combatterono eroicamente sulle barricate napoletane come protesta alla rinuncia del re di apportare modifiche alla appena nata Costituzione. Dopo lunghe peripezie la Costituzione venne momentaneamente sospesa. In tutta la Terra d’Otranto ci furono grandi sommosse che destituirono le autorità locali.

Epaminonda insieme ad altri rivoluzionari costituì il Circolo Patriottico provinciale di Lecce e ne nacquero poi altri in tutte le province; in poco tempo tutto il Salento era in grado di reggere l’urto delle forze borboniche. L’euforia per il risultato raggiunto era tanta, ma la paura di un ritorno del potere monarchico superava l’entusiasmo. Epaminoda e Antonietta cercarno di mantenere alta la tensione e unita la resistenza ma tutto fu inutile. Dopo pochi mesi il Salento ritornò nelle mani dei Borboni.

L’arresto di Epaminonda fu dovuto al caso. Si trovava nel suo casino di Stracca, chiuso in una piccola botola coperta da un lastrone. La moglie Rosa, interrogata e preoccupata per la salute del marito, guardava spesso verso quel tunnel; i soldati, insospettiti, ispezionarono la zona scovando Epaminonda. L’uomo, che soffriva di seri problemi di salute, morì quindi in carcere; il suo corpo è sepolto nel cimitero monumentale di Lecce con una lapide che ne rievoca la memoria.

Della figura di Epaminonda Valentino ne abbiamo discusso con Gianni Binucci, autore del libro “Lecce, storia e misteri tra le mura“, nonché esperto ed amante di avvenimenti del passato di Lecce:

Articolo realizzato da Irene Grande, Natascha Leone e Giada Palumbo nell’ambito del progetto alternanza scuola/lavoro previsto dalla legge 107/2015