BLUE WHALE VS. HAPPY WHALE

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Le nuove tecnologie sono entrate prepotentemente nella famiglia e nella scuola e i media esercitano un’influenza sempre maggiore sul comportamento di bambini e ragazzi. Eppure la generazione dei “nativi digitali”, cioè i giovani nati a partire dalla metà degli anni Novanta che hanno vissuto usando Internet e i nuovi media, rischia di restare “intrappolata” nella rete web.

I messaggi trasmessi da televisione, film, videogiochi, internet esercitano un’influenza sempre maggiore sui comportamenti dei giovani, con il rischio di divenire “cattivi maestri” nella costruzione di valori e modelli di riferimento.
Il mondo delle tecnologie è molto affascinante ed eccitante per bambini e ragazzi. Proprio per questi ultimi andare in rete o chattare o usare il computer in modo inconsapevole presenta dei rischi, soprattutto quando non vi è alcun controllo da parte degli “adulti”. Per usare una similitudine, sarebbe come mandare i figli fuori casa da soli senza prepararli ai pericoli che possono incontrare. E quali sono i principali pericoli? Certamente il rischio che facciano del male o ancora peggio che qualcun altro faccia loro del male.

Il computer e i videogiochi, se inadeguatamente impiegati, potrebbero rafforzare o ampliare il senso di onnipotenza che caratterizza gli adolescenti, intralciare la loro crescita, creare un senso di dipendenza, aumentare la confusione tra il vero e il fittizio, determinare uno stato di passività intellettuale, indurre comportamenti impulsivi.

Proprio su tali fragilità ha fatto leva Philipp Budeikin, ventiduenne di nazionalità Russa studente di psicologia, recentemente arrestato dalle autorità russe perché “responsabile” di numerosi suicidi in diversi stati europei e individuato come l’ideatore di ‘’Blue Whale’’, fenomeno che si è diffuso in maniera tempestiva sul web in tutto il mondo. Ma che cosa si intende con Blue Whale?

E’ un “gioco” di morte, consistente nell’affrontare 50 prove alle quali viene sottoposto il “giocatore” da un cosiddetto ‘’curatore’’. L’ultima prova, che induce al suicidio, è ‘’Saltate da un edificio alto. Prendetevi la vostra vita’’. Ma come può una sfida estrema come questa affascinare tanti ragazzi?

Nessuno considera folle chi sogna di fare paracadutismo o jumping. Nessuno dà del pazzo a chi sale su un aereo e da 4.000 metri di altezza si getta nel vuoto ma, a differenza degli sport estremi, chi partecipa a Blue Whale non ha il paracadute e muore davvero. Non è un gioco che si può riavviare.

Il simbolo di questo fenomeno è la balena, che volontariamente si toglie la vita spiaggiandosi senza un apparente motivo. Analogamente è difficile comprendere le ragioni che portano tanti giovani a volersi fare del male. Probabilmente subiscono il fascino di decisioni così estreme  prevalentemente soggetti che possono essere plagiati, condizionati, adolescenti più vulnerabili, sensibili all’amplificazione, al condizionamento, all’imitazione. Attenzione, però: questo non è un problema solo tecnologico, affonda le radici nella vita sociale, nel disagio giovanile, nella mancanza di un controllo efficace sulle oltre 6 ore in media al giorno trascorse online da un adolescente. Budeikin è attualmente in carcere e confessa di non essersi pentito per aver causato molte vittime sostenendo di aver ‘’purificato la società’’. E’ atroce ammetterlo ma la blue whale nasce con lo scopo di eliminare le persone più deboli illudendole che tale sacrificio possa migliorare la loro situazione. Vittime e carnefici di se stessi sarebbero ragazzi “malati di “analfabetismo emotivo” espressione che, secondo Daniel Goleman, famoso giornalista e psicologo, riguarda la mancanza di consapevolezza e quindi di controllo delle emozioni degli adolescenti, la mancanza di consapevolezza delle ragioni per le quali si prova una certa emozione, l’incapacità a relazionarsi con le emozioni altrui – non riconosciute e comprese – e con i comportamenti che da esse scaturiscono.

Cosa fare quindi per trasformare la balena da triste a felice?

In tal senso, è necessario creare nuove tecniche di intervento e più efficaci modalità relazionali che soddisfino i bisogni intellettuali ed emotivi dei ragazzi. Chi si occupa di educazione deve relazionarsi con i bambini in modo creativo; lasciare spazio d’ascolto è utile per capire cosa pensano i giovani e per stabilire un rapporto di fiducia preparandoli anche a eventuali pericoli insiti nella navigazione di internet. Se da una parte l’immersione in una realtà virtuale è bene che occupi una percentuale di tempo minima durante la giornata, d’altra parte gli “adulti” che ne controllano i tempi devono tenersi allenati a distogliere l’attenzione degli adolescenti, garantendo opportunità di identificazione sociale ossia occasioni appaganti e solidamente ancorate alla realtà che possano far fluire liberamente pensieri e emozioni, riconoscere quelle altrui e, non per ultimo, permettere il rispecchiamento sociale.

Le nuove tecnologie sono utili e straordinarie per l’apprendimento, la comunicazione e per sviluppare anche la creatività; non vanno quindi demonizzate in blocco né i loro effetti sono ovviamente solo negativi. A questo proposito sul web è nato l’hashtag ‘’happy whale’’ proponendo 21 regole che applicate in 21 giorni contrastano le folli prove del criminale psicologo Russo.

Le regole dell’Happy Whale consistono nel sorridere a se stessi e agli altri, nel fare ogni giorno una buona azione in netto contrasto con le regole della Blue Whale. Infatti invitano i ragazzi a stare bene e a essere positivi e ‘’Happy’’. Si cita l’ultima regola ‘’Se sei arrivato a questo punto…l’estate è iniziata! Sii felice e divertiti!’’