Rubrica “vox mulieribus”: Essere femminist*

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LECCE (di Sofia Martella) – In questa rubrica verranno affrontate diverse tematiche riguardanti la lotta femminista e la realtà in cui le donne vivono, molto spesso private dei loro diritti e della parità che ci deve essere tra uomini e donne.

Innanzitutto chiariamo una cosa: essere femminist* non significa essere contro gli uomini, ma contro il patriarcato.

Quando una donna si definisce femminista in pubblico, si può vedere qualcuno guardarla con sospetto…ma è molto strano schierarsi dalla parte delle donne per far valere ciò che spetta loro di principio, proprio come gli uomini?

Purtroppo il termine femminismo è erroneamente inteso da alcuni come l’opposto del maschilismo, ma NON È COSI’!

Il maschilismo è una forma di pensiero che si basa sulla convinzione che gli uomini siano superiori alle donne sul piano intellettuale, sociale, politico ed economico.

Il femminismo, invece, non si basa su nessuna convinzione e soprattutto non fonda il suo pensiero su una presunta superiorità della donna sull’uomo. Il femminismo è un movimento, che iniziato durante la rivoluzione francese si ispirava agli ideali di fraternità, eguaglianza e libertà. Ne fu pioniera assoluta Olympe de Gouges (1748-1793), autrice della prima “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”, che affermò che la donna, avendo “il diritto di salire al patibolo” a causa delle sue opinioni, aveva anche quello di “salire alla tribuna”. Fu presa in parola e ghigliottinata nel 1793.

Le rivendicazioni furono poi portate avanti, tra le altre, dall’illuminista britannica Mary Wollstonecraft (1759-1797), a sua volta autrice della bellicosa “Rivendicazione dei diritti della donna”.

                                                                                      Ma la nascita vera e propria di questo movimento è attestata nel 1848, anno in cui si svolse il Congresso sui diritti delle donne, a Seneca Falls (New York), durante il quale fu chiesta la cittadinanza politica per “negri” (a quei tempi venivano chiamati così) e “donne”.  Proprio mentre si teneva questo congresso, in altri convegni veniva evidenziata l’inferiorità intellettuale delle donne e dei neri, con argomentazioni scientifiche e filosofiche.

Nel Medioevo la considerazione della donna era quella di “virgo, vidua et mater” cioè “vergine, vedova e madre”. Una donna che rispecchiasse queste caratteristiche era degna di rispetto agli occhi della società.

Sono stati fatti passi da gigante nel corso dei secoli dalle donne per riuscire ad ottenere un maggiore rispetto nei loro confronti oggi. Però sembra che questi sforzi non siano bastati per rimediare agli errori del passato, che si ripresentano ancora in maniera violenta nel presente. In questo mondo moderno le femministe sono donne, ma tra queste ci sono anche uomini (nonostante ad alcuni possa sembrare “ovviamente” strano), che combattono a testa alta per eliminare quei pregiudizi associati alle donne e al loro corpo, per porre una parità di genere sotto tutti i punti di vista, sono coloro che lottano per un salario giusto ed uguale per uomini e donne, che combattono contro le violenze e gli abusi di tutti i tipi, contro chi crede ancora che una donna debba per forza essere madre, sposa o rinunciare al lavoro per la famiglia. Sono uomini e donne valorosi che gridano BASTA.

Non bisogna vergognarsi di essere femministi, anzi bisogna esserne orgogliosi perché significa portare giustizia, non con la guerra, ma con il coraggio, in un mondo che per certi aspetti non sembra andare avanti.

Essere femministi significa lasciare alle generazioni future un luogo da abitare in cui non ci siano credenze, idee sbagliate e stereotipi verso niente e nessuno, ma soltanto PARITA`.