Piazza S. Oronzo nei vari periodi storici della città di Lecce

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LECCE – La città di Lecce, ormai nota in tutto il mondo e meta di moltissimi turisti, è il fiore all’occhiello del Salento. La nostra città si è guadagnata negli ultimi decenni un posto nel panorama internazionale grazie ai numerosi monumenti in stile barocco, ma in pochi sanno che l’architettura e, in generale, le testimonianze artistiche del capoluogo salentino sono frutto di numerose culture che si sono mescolate nel corso dei secoli.

Mentre si conoscono le origini e le trasformazioni di numerosi monumenti e chiese, la storia del cuore della “Firenze del Sud”, ossia l’affascinante Piazza Sant’Oronzo, il salotto cittadino, è per lo più ignota anche ai residenti stessi. Infatti, quotidianamente, la piazza è il luogo di ritrovo per tanti leccesi, ma anche un’ambita meta per i turisti che visitano la nostra città, ma quasi nessuno sa come si sia sviluppata ed abbia mutato aspetto nel tempo. Essa è il luogo simbolo dei cambiamenti sia positivi, che negativi che hanno interessato Lecce.

È difficile immaginare la nostra amata piazza senza l’Anfiteatro romano ma, fino ai primi del Novecento, ne era stata portata alla luce solo una piccolissima porzione. Nell’antichità, la piazza era conosciuta col nome “Piazza dei Mercanti”: infatti, trovandosi ai confini del centro storico e vicina all’antica via che conduceva al porto di San Cataldo, era la sede di numerose botteghe ed il punto d’incontro dei mercanti che provenivano da varie regioni.

Dobbiamo immaginare quel luogo con un assetto totalmente diverso da com’è l’attuale. Nel periodo che va tra il XVI e il XVIII secolo, la piazza era composta da due parti, divise da un isolato dove sorgevano numerose botteghe, il consolato, empori veneziani e sedi istituzionali. La parte meridionale, meglio nota come “Isola del Governatore”: aveva la stessa forma ellittica dell’anfiteatro ancora sotterrato e i pilastri degli edifici poggiavano sulle fondamenta dell’opera di epoca romana (I/II sec. d.C.). Il fulcro di questa zona era una fontana sormontata da una statua equestre di Carlo V realizzata dal noto architetto e scultore Giuseppe Zimbalo, mentre lungo il lato est vi era la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, che è una dei simboli della Controriforma a Lecce.

L’altra parte, invece, era totalmente adibita a locali commerciali. Tra le due parti vi erano il Sedile e la Chiesa di San Marco. Il primo era ed è tutt’ora una costruzione a forma di parallelepipedo con elementi gotici, rinascimentali e barocchi; fu costruito nel 1592 su incarico del sindaco veneziano Pietro Mocenigo. Quest’edificio è stato utilizzato in passato per svariati usi istituzionali e come luogo d’esposizione di opere d’arte, ma fu soprattutto sede del municipio fino al 1851.

Accanto al Sedile vi è la già citata Chiesetta di San Marco, emblema degli stretti rapporti che univano la Serenissima a Lecce (la facciata della chiesa presenta una lunetta con scolpito il Leone di San Marco, storico stemma della Repubblica marinara veneziana). In questi secoli fu posizionata la celebre colonna di Sant’Oronzo. Leggenda vuole che i cittadini di Brindisi, poiché l’epidemia di peste non colpì il capoluogo salentino, scelse di donare a Lecce una delle due colonne che indicavano la fine della Via Appia in onore del Santo ritenuto autore della  miracolosa fine della pestilenza. I lavori iniziarono del 1666 e terminarono nel 1681, sotto la supervisione dello Zimbalo. Nel 1737, durante i festeggiamenti del santo patrono, un razzo incendiò la statua (all’epoca fatta di legno e rame) e questa fu rifatta a Venezia da Mauro Manieri in bronzo, per poi essere riposizionata nella piazza nel 1739.

Alla fine del XVIII secolo, sotto consiglio di Ferdinando IV di Napoli, si decise di ridisegnare la piazza. La statua equestre di Carlo V fu spostata e furono demoliti numerosi immobili fatiscenti o inadatti al nuovo contesto urbano; il tutto per cercare di unire i due ambienti. Grazie a questi lavori furono portate alla luce alcune arcate ed un corridoio, probabilmente di origine romana. Da quel momento crebbe l’interesse per le rovine situate sotto la piazza. Ma purtroppo questi interventi furono distruttivi, giungendo ad eliminare anche alcuni monumenti (ad esempio le statue degli altri patroni leccesi).

Nel 1868, grazie all’ordine del duca Castromediano, furono promosse ricerche archeologiche nel Salento ed in particolare a Lecce. L’anfiteatro però fu portato alla luce dopo la demolizione dell’intera Isola del Governatore per la costruzione del Palazzo della Banca d’Italia all’inizio del XX secolo. L’anfiteatro, probabilmente risalente al I-II secolo, totalmente occupava un’area di 6645 metri quadrati e contava circa 25000 posti. I numerosi cambiamenti urbanistici invogliarono a modificare l’assetto della piazza fino a stravolgerla: si pensò anche di abbattere la cappella di San Marco, ma il supervisore dei lavori, Cosimo De Giorgi, si oppose nettamente. In seguito all’Unità d’Italia nel Sedile fu posizionata una statua di Garibaldi e fu realizzata una linea tramviaria (inaugurata nel 1889 e cancellata nel 1933) che collegava Lecce a San Cataldo, con Piazza Sant’Oronzo che ne era il capolinea cittadino.

L’avvento del Fascismo fu significativo per Lecce e la sua principale piazza. L’anfiteatro, simbolo dell’impero romano e della romanità propugnata ed esaltata dal regime di Mussolini, fu immediatamente posto al centro dell’attenzione. Grazie al Piano Regolatore Generale fu ordinata la ridisposizione della piazza e come fulcro venne individuata proprio l’opera di epoca romana. I lavori iniziarono nel 1938, in concomitanza con la costruzione del Palazzo INA. Gli unici edifici che sono rimasti dalla piazza originaria sono il Sedile e la Chiesa di San Marco. Nel periodo della Seconda Guerra Mondiale la statua di Sant’Oronzo fu conservata e restaurata all’interno del Duomo, per poi essere riposizionata sulla colonna dopo la fine del conflitto. Gli interventi fascisti non furono molto apprezzati, in quanto creavano un’accozzaglia di costruzioni di diverso stile architettonico: gli splendidi palazzi moderni e risorgimentali furono demoliti o affiancati da edifici rigidi e freddi tipici di quel periodo. Dell’anfiteatro fu scoperto solo un ampio spicchio poiché la parte restante si trova sotto la chiesa di Santa Maria della Grazia, perciò i lavori si limitarono ad un’area ristretta. Le numerose trasformazioni hanno cancellato quasi tutti i resti della forte presenza veneziana, nonché alcuni resti di una necropoli messapica. Ad ogni modo, le trasformazioni che la piazza ha subito è emblematica e consente di capire quanto la nostra terra e la nostra città siano state un crogiolo di culture.

Articolo realizzato dagli alunni Erik Bisconti, Alessandro Castriota-Scanderbeg, Pietro Rampino del Liceo Classico Musicale ” G. Palmieri ” di Lecce nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro prevista dalla legge 107/2015.