LECCE (di Carlotta Pelagalli) – Il sistema scolastico svedese è considerato uno dei migliori in Europa. La scuola è obbligatoria fino ai 16 anni, inoltre l’alunno ha la possibilità di avere i testi scolastici gratuitamente. La Svezia investe molto sull’istruzione che rappresenta uno dei pilastri cardine del PIL, il prodotto interno lordo.
Lo studente viene ben istruito al fine di trovare un lavoro stabile e sicuro dopo l’uscita dal mondo scolastico. Infatti, il tasso di disoccupazione giovanile è tra i più bassi in assoluto.
In Italia, invece, il sistema scolastico per decenni fiore all’occhiello a livello internazionele, oggi è definito la brutta copia di quello svedese, poiché la spesa per l’istruzione è la più bassa fra tutti i Paesi d’Europa. Qui le competenze in scrittura, lettura e soprattutto calcolo matematico risultano scarse, così come troppo leggere le punizioni per gli alunni indisciplinati, alla pari delle regole troppo flessibili.
Nel nostro Paese sono molti i giovani senza lavoro e privi di un’adeguata formazione per il mondo del lavoro, nonostante il recente percorso di “alternanza scuola-lavoro” creato appositamente per far acquisire agli studenti competenze lavorative ma che, in realtà, si rivela spesso un flop.
In Italia si è quindi ben lontani dal modello svedese, pronto a guardare al futuro e a preparare le nuove generazioni. Da qui la convinzione che servirebbe una classe politica più sensibile alla Cultura e al buon funzionamento di tutto quel contraddittorio universo chiamato Scuola.