La Pompei d’Oriente: una scoperta tutta salentina

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LECCE (di Sofia Martella) – Tra i granelli d’oro che ricoprono il deserto di Lut, in Iran, è stato scoperto un tesoro di sei mila chilometri e antico più di due o tre millenni. A portare alla luce questa preziosità della storia è stato un gruppo di archeologi dell’Università del Salento, guidati da Enrico Ascalone, direttore scientifico del progetto archeologico multidisciplinare internazionale Shahr-i Sokhta, che ha come scopo principale quello di far risorgere, di quella terra, le meraviglie sepolte dagli anni. Tutto ciò che interessa queste conquiste archeologiche si trova nel libro “Scavi e ricerche a Shahr-i Sokhta”.

Il sito omonimo è la copia orientale della famosa culla campana dei romani: Pompei. Come questa, anche la città di Shahr-i Sokhta grida al mondo la sua florida bellezza, animata dalle voci di una pittoresca popolazione e di una valente economia.

Era una società eterarchica e gerarchica, in cui confluivano diverse tribù che vivevano senza nessun principio di sottomissione, ma solo in un’atmosfera pacifica– riporta Ascalone all’Agenzia dell’Ansa. A dimostrazione di ciò basta considerare il tipo di tombe rinvenute e le assenti mura difensive.

Nonostante per ora sia stato scavato solo il 5% dei 300 ettari totali, gli archeologi affermano che il commercio si basava soprattutto sull’esportazione di materiali preziosi, quali lapislazzuli e turchesi. In più sono state notate sulle pareti della città, alte due metri, particolari decorazioni raffiguranti motivi geometrici. È stato ulteriormente attestato che gli abitanti di questo centro amavano il lusso, come dimostrano le stuoie e le perle sparse sui pavimenti.

Di straordinaria importanza sono inoltre le cosiddette “proto-tavolette”: rettangoli di argilla presenti non solo all’esterno della città, ma anche nelle case. La loro particolarità è la numerazione apportata su di esse, prova che queste tribù erano molto organizzate.

 

Ma il vero mistero su cui gli archeologi dovranno investigare è il motivo per cui questa grande sorpresa sia scomparsa per così tanto tempo. Si è ipotizzato che i monsoni abbiano provocato la siccità della zona, in seguito alla quale, unitamente ad un’improvvisa crisi commerciale, la Pompei d’Oriente sarebbe stata sepolta dalla sabbia.

Rimane, però, da chiedersi…sarà questa la verità?