I volti femminili del Rinascimento

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Rubrica “vox mulieribus”

LECCE (di Sofia Martella) – Il Rinascimento è il secolo della fioritura dell’uomo, che finalmente riesce ad essere considerato ed ammirato per le sue qualità. Vi è una visione più laica del mondo e vige l’antropocentrismo: l’uomo infatti diviene artefice di se stesso e del suo destino, faber fortunae suae. La rinascita colpisce i campi più disparati, dalla letteratura alla medicina, dalle arti alle scienze, in un convoglio di entusiasmo e fervore che alimentano la curiositas delle menti rivoluzionarie.

I celebri nomi dell’epoca sono per la maggior parte maschili, come Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Filippo Brunelleschi, Raffaello Sanzio, Sandro Botticelli, Donatello, e ancora Nicolò Copernico, Erasmo da Rotterdam, Andrea Vesalio, Niccolò Machiavelli, Pico della Mirandola, Marsilio Ficino ecc.…

Ma, seppur in minoranza, ci furono diverse donne a distinguersi, tra cui: Sofonisba Anguissola, Veronica Gambara, Vittoria Colonna, Tullia d’Aragona, Gaspara Stampa e altre.

In campo artistico spicca la figura di Sofonisba Anguissola. La nota pittrice fu una nobildonna piacentina, nata a Cremona e figlia di Amilcare Anguissola, appassionato di arte e letteratura. Questa sua passione per la cultura permise a Sofonisba di cimentarsi in ciò che amava di più: dipingere. Il suo talento, apprezzato anche da Michelangelo, e le grandi doti letterarie la spinsero fino alla corte di Filippo II di Spagna. Dopo essersi trasferita a Palermo, venne visitata dal pittore fiammingo Anton van Dick, che ne realizzò un ritratto e affermò: “Ho ricevuto maggiori lumi da una donna cieca che dallo studiare le opere dei più insigni maestri”.  Morì nella capitale siciliana nel 1625.

In ambito letterario campeggia invece la figura di Veronica Gambara. Nasce a Pralbonio da una famiglia nobile amante della cultura. Dopo il matrimonio si trasferisce a feudo di Correggio, si innamora di quella terra, di cui loda la bellezza nelle sue poesie e riscuote il consenso dei contadini. Alla morte del marito rifiuta di risposarsi e continua a portare il lutto per l’amato per il resto della vita. Con il tempo Correggio diventa un vivacissimo salotto culturale che ospiterà grandi personalità, infatti Veronica non era solo una letterata, ma anche una politica e sarà definita come “la poetessa reggente”, poiché aveva nelle sue mani la piccola Signoria di Correggio a cui ha dato, insieme all’arte poetica, tutta la sua anima, fino alla morte.

In una società così dominata, e anche calpestata, dagli uomini, molte donne hanno dovuto lottare per realizzare i loro sogni, e solo in pochissime sono riuscite a liberarsi dalle catene del maschilismo. Ma chissà a quante altre donne sono stati chiusi gli occhi, la bocca e le orecchie, privandole del loro talento e della felicità.